Porsche Speed Date Imola 16 Ottobre 2013
È stato sufficiente saggiare per pochi chilometri lo spirito Porsche in occasione di breve test drive cittadino della nuova Boxster S per convincermi che avrei dovuto assolutamente testare un modello del marchio nel suo habitat più congeniale. Quale tracciato più idoneo al caso se non il fantastico e suggestivo autodromo “Enzo e Dino Ferrari” di Imola e quale occasione più ghiotta se non i corsi proposti dalla Porsche Driving School?
Premetto che il ventaglio dell’offerta didattica è molto ampio: si va dal corso Warm up di inizializzazione alla guida sportiva fino al corso Master e High Performance che propongono un affinamento della tecnica di guida in chiave racing, passando per corsi di livello intermedio con la possibilità di guidare sia la propria Porsche sia di usufruire, con sovraprezzo, delle vetture della scuola.
Inoltre, per fidelizzare i nuovi clienti ed attrarne di nuovi è previsto anche una sorta di entry level denominato Porsche Speed Date che permette di scendere in pista per due sessioni da 5 giri ciascuna a bordo delle potenti 911 Carrera S e 911 Carrera 4S. Ed è proprio per quest’ultima tipologia di corso che ho optato.
911 Carrera 4S – I sessione di giri
La prima sessione di 5 giri è stata svolta a bordo di una 4S in livrea bianca con interni in pelle total black. Una volta in abitacolo, la prima sensazione che si percepisce è di essere realmente a bordo di un’auto fuori dal comune, particolarmente “anomala” in quanto la seduta risulta super – infossata, a filo del pavimento, a pochi centimetri dal suolo e la plancia sembra ingabbiare e sovrastare il guidatore. Confesso che, sulle prime, incute un certo timore.
Tuttavia, dopo aver preso confidenza con l’abitacolo, armeggiando con le molteplici ed accurate regolazioni del sedile e del volante, ottenuto l’ok dal simpatico istruttore, do voce al possente boxer ruotando la chiave insolitamente posizionata alla sinistra del volante, retaggio storico del marchio.
L’accensione risulta garbata, priva di forti strattoni, con un sound molto presente ma piacevole. Decido di usare i comodi paddles del volante Sport Design, molto ben sagomato, dal diametro ridotto, e dalla solida impugnatura per cui seleziono la modalità “manuale” sbloccando la leva selettrice del cambio tramite il pulsante apposito.
Prima di partire l’istruttore si raccomanda di evitare l’azionamento del kick down in quanto in determinate circostante può essere fastidioso. Recepito il suggerimento, innesto il primo rapporto e mi avvio verso l’ingresso del tracciato. Tuttavia, mentre percorro in seconda marcia la pit lane mi accorgo che la corona del volante, essendo quasi ad altezza dello sguardo, mi ostruisce non poco la visuale per cui, prima di entrare in circuito, apporto un’opportuna quanto necessaria modifica.
Finalmente, dopo aver superato il semaforo verde, entro in circuito e, su invito dell’istruttore, inizio ad accelerare a fondo senza attendere il riscaldamento delle varie componenti dell’auto, già ampiamente rodate nella precedente forsennata sessione di giri. Tuttavia, inizialmente, non effettuo cambiate al limite ma cerco di concentrarmi sui punti di frenata e sulle traiettorie.
Dopo un breve lancio in cui riesco ad innestare la terza marcia, freno con decisione poco prima dei 50 metri e mi accingo ad effettuare la prima curva a sinistra del “Tamburello” ma, vuoi per il troppo angolo volante, vuoi per la velocità non adeguata, mando l’auto in evidente sottosterzo; cerco di limitarlo togliendo gas e riducendo l’angolo volante, dopodiché imposto la veloce “esse” che mi lancia sul primo rettilineo in cui apprezzo la straordinaria progressione del motore che divora i regimi con straordinaria rapidità dai 4500 giri fino al limitatore, sfoggiando una spinta notevole ed inesauribile.
In prossimità del punto di frenata l’istruttore mi invita a pestare con decisione sul freno in modo da inserire bene l’avantreno nella curva a sinistra, per poter, poi, accelerare, nel mezzo e frenare nuovamente con decisione per affrontare la successiva curva a destra della “Variante Villeneuve” che percorro mordendo lievemente il cordolo.
Alla “Tosa”, al cartello dei 50 metri, pesto di brutto: apprezzo l’eccezionale potenza e l’ottima modulabilità dell’impianto frenante (anche se, a voler essere pignoli, avrei gradito un carico al pedale ancora più corposo) e la notevole precisione del volante che si rivela un ottimo interlocutore fra il pilota e l’asse anteriore. Strabiliante la motricità del posteriore quando, dopo il punto di corda, affondo l’acceleratore senza ritegno.
Arrivo, poi, di gran carriera (:D) alla “Piratella”, una curva veloce che percorro, dopo una decisa decelerazione, con un accenno di gas “stabilizzante”: l’auto entra con decisione ma trova subito appoggio sulle ruote esterne, trasmettendomi grande sicurezza e padronanza. Poi, mi butto in piena accelerazione verso le “acque minerali”, un tratto molto bello ma impegnativo che prevede una forte decelerazione iniziale, una successiva notevole accelerazione e, subito, nuovamente una possente decelerazione per affrontare la stretta “esse” in salita. La Carrera supera tale tratto con disinvoltura e naturalezza senza mai scomporsi né nelle energiche frenate né nei rapidi cambi di direzione.
Dopo aver superato la stretta “esse” della “Variante alta”, il lungo tratto salita – discesa prima della “Rivazza” mi induce a spremere ancora di più il motore che sfoggia agli alti regimi una sonorità sportivissima che diletta l’udito dei puristi, e a mettere alla frusta l’impianto frenante che non mostra alcun segno di cedimento.
Seguendo le preziose indicazioni dell’istruttore, dopo una lieve frenatina, imposto l’ultima curva a sinistra della “Rivazza” a partire dalla quale spalanco il gas e tengo giù il piede per tutto il rettilineo: qui mi entusiasma la rapidità e la cattiveria del PDK quando innesto il rapporto a ridosso del limitatore, davvero fantastico.
Essendo impegnato ad individuare il corretto punto di frenata al termine del lungo rettilineo, non butto l’occhio sul tachimetro ma credo di aver toccato i 230 km/h in prossimità del cartello dei 200 metri quando ho violentato il pedale del freno per ottenere la massima decelerazione. In questa manovra l’auto non si è scomposta minimamente e non mi ha mai creato apprensione, forte di un bilanciamento ed una stabilità ottimali.
911 Carrera S – II sessione di giri
Dopo la prima sessione il mio entusiasmo era alle stelle: non vedevo l’ora di salire a bordo della Carrera “2S” per mettere alla prova, dopo i numerosi consigli e suggerimenti dell’istruttore, le mie abilità al volante.
Forte della brillante sessione precedente decido di forzare il ritmo fin da subito: penso tra me “l’auto la conosco già, ho preso confidenza, conosco grossomodo le traiettorie, di nuovo c’è “solo” la trazione”. Sta di fatto che, in preda quasi ad un invasamento, ad un delirio di onnipotenza, inizio ad incanalare una serie di errori: uso poco volante nelle curve strette, freno molto meno rispetto alla sessione precedente facendo drizzare i capelli all’istruttore, sbaglio qualche cambiata, innestando addirittura la prima marcia in alcune occasioni, ed effettuo, qua e là, un non voluto kick down. Per questo vengo redarguito dall’istruttore il cui volto da sereno si muta in serioso, i suoi suggerimenti diventano ordini ai quali non posso far altro che obbedire.
Ricordo due episodi da brivido in fase di frenata e di accelerazione: nella staccatona al termine del lungo rettilineo dopo il traguardo, inizio la frenata in leggero ritardo per cui mi attacco violentemente ai freni ma commetto l’errore di non raddrizzare perfettamente il volante per cui l’auto inizia a serpeggiare in maniera evidente lambendo pericolosamente il prato alla destra del tracciato. Per fortuna, riesco a contrastare tale “viscida” situazione armeggiando col volante ed alleggerendo la pressione sul pedale del freno. Forte di questo inconveniente, al giro seguente seguo pedissequamente le indicazioni dell’istruttore che mi illustra una diversa e più sicura traiettoria.
Infine, alla “Piratella”, dopo la frenata, saggio, ahimè, la reattività dell’acceleratore: quando dal pedale del freno porto il piede sull’acceleratore, sono precipitoso nel dare il famoso gas “stabilizzante” per cui l’auto, che spinge con le ruote posteriore, ha un lieve accenno di sovrasterzo che io, assolutamente annebbiato dalla foga della “corsa”, avverto con ritardo tant’è che l’istruttore, mai sornione, interviene con una repentina e quanto mai salvifica manovra di controsterzo. Che brivido!..e che urlo dell’istruttore!
Dopo questi episodi adrenalinici seguo con maggiore attenzione l’istruttore che, dopo poco - di questo lo devo ringraziare - mi dà nuovamente fiducia e mi esorta a spingere come e più di prima, impostando le due modalità più corsaiole del PASM, Sport e Sport plus.
In quest’ultima modalità l’auto diventa veramente SUPER: si percepisce in maniera netta la maggiore rigidità delle sospensioni, la cattiveria del cambio che elargisce un piacevole strattone ad ogni innesto e, soprattutto, un sound coinvolgente, veramente da brividi. È come se fino a quel momento il mostro di Stoccarda fosse stato sopito. Ho percorso gli ultimi giri in questa modalità, sfruttando a pieno le potenzialità dell’auto, guidando a denti stretti e col sedere ben piantato nel sedile per stabilire una sorta di “linea rossa” con l’affilatissimo telaio.
Sarà che nell’ultima sessione ho forzato maggiormente il ritmo sarà per gli errori commessi e qualche strizza di troppo, sta di fatto che ho avuto l’impressione che la 2S fosse più adrenalinica della sorella 4S e che richiedesse mani esperte per essere portata al limite.
Sapevo che sarebbe stata un’esperienza fantastica ma non immaginavo quanto. Ho avuto la possibilità di sfogare le mie velleità sportive a bordo di vetture realmente alto-prestazionali grazie all’indispensabile supporto di istruttori professionali, indulgenti e, soprattutto, temerari. L’anno prossimo, budget permettendo, conto di accedere ad uno degli step avanzati dell’affascinante Porsche Driving School.