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Abarth Grande Punto - Lo scorpione è tornato

27.03.2013 14:21

Dopo aver posseduto esclusivamente auto diesel, decisamente poco prestazionali, pur percorrendo oltre 30.000 km annui, sul finire del 2007 decisi che era giunto il momento di passare ad altro, ad un motore realmente capace di emozionare al volante, che mi facesse provare quelle sensazioni che fino ad allora il propulsore a gasolio mi aveva precluso. Così mi misi alla ricerca di un'auto che fosse prestazionale, estremamente divertente da guidare, con un design "appariscente ma non troppo", con un prezzo abbordabile ed una abitabilità più che discreta, tale da poter soddisfare anche eventuali esigenze di carico. Ebbene, la scelta è caduta sulla Grande Punto Abarth, una sportivetta “tutto pepe” con doti dinamiche davvero notevoli ed un'estetica sorprendentemente accattivante, impreziosita dall'applicazione del kit estetico (stickers e specchietti rossi) su livrea Bianca. 

L'abitacolo trasuda di sportività: numerosi sono gli elementi e congegni che trasmettono emozione a partire dalla scritta Abarth con cui il display centrale, posizionato all'interno della strumentazione, accoglie il guidatore nel momento in cui, dopo aver aperto la portiera, che, a dir la verità, difetta della solidità tedesca, si adagia sullo splendido e sportivissimo sedile, "brera style", in alcantara-pelle con poggiatesta integrato, fornito di avvolgenti profili laterali, molto validi nell'"ingabbiare" fianchi e torace. Nonostante la conformazione sia marcatamente sportiva, il sedile risulta comodo, ben fatto, ma, ahimè, nonostante sia disponibile di serie la regolazione in altezza, risulta sempre troppo alto; da un'auto del genere ci si aspetta, invece, una seduta infossata, "rasoterra" come su Bmw e Mini. Di buona qualità anche la plancia che è percorsa da una striscia di colore bianco che ricalca l'esterno e che funge da stacco alle tinte scure che dominano l'abitacolo: si va dal grigio scuro dei già citati sedili, al nero del cielo, realizzato con un materiale molto scadente, ruvido al tatto,  passando per i vetri oscurati, di gran effetto, ma che di notte rendono difficile le manovre. Gradevole, poi, la pedaliera in alluminio con pedali grandi di colore grigio scuro, ben spaziati, col freno e acceleratore ravvicinati in modo da garantire ai più smaliziati il "punta-tacco" senza problemi. A conferire un ulteriore tocco di sportività contribuiscono le cuciture a contrasto rosso presenti sulla pelle nera del cambio, sul pomello del freno a mano, sulla corona del volante, di piccolo diametro, con impugnatura ergonomica, tagliato in basso, dominato al centro dallo stemma Abarth che ritroviamo anche in prossimità della bocchetta d'areazione destra, di fronte al passeggero. Posticci, invece, risultano i copri-maniglie in simil pelle che contaminano quell'atmosfera "racing" attentamente realizzata. Delude, e non poco, la strumentazione, troppo standard, uniformata a quella della GP con contagiri, tachimetro, e temperatura refrigerante, impreziosita solo dal display multifunzione all'interno del quale è visualizzabile il manometro digitale del turbo. Sarebbe stato gradito trovare manometri analogici relativi alla pressione e alla temperatura dell'olio, strumenti di grande utilità.

Senza ombra di dubbio è stata l'unica auto della quale non mi sia pentito: offre prestazioni di rilievo, con costi di gestione da utilitaria, ha un'immagine "fresca" e giovanile, suscita l'interesse dei passanti di ogni età, dai bambini ai non più giovani che nell'Abarth rivedono il loro passato. Certo, come si dice, "non sono tutte rose e fiori": tra i principali difetti, si segnala la scarsa cura nell'assemblaggio, (vd. sportellino cassetto portaoggetti non perfettamente allineato) qualche risparmio di troppo, soprattutto nella parte bassa della plancia, con plastiche rigide, scadenti; qualche noia all'elettronica prontamente sistemata dall'assistenza. Si tratta, però, di difettucci dei quali ci si dimentica del tutto non appena si avvia il motore.